Il club prive' (prima parte) - Trieste Trasgressiva

Il club prive' (prima parte) - Trieste Trasgressiva

Usciti dal ristorante ci incamminiamo verso la macchina. Come al solito a Milano è stato impossibile trovare parcheggio, speriamo di ricordarci dove l'abbiamo lasciata. Passiamo di fronte ad un night che avevo notato al nostro arrivo. Ok, siamo sulla strada giusta. Do un'altra occhiata al locale, dà l'impressione di essere elegante ed ambiguo allo stesso tempo, un buttafuori è attento all'ingresso.

D'istinto mi rivolgo a mia moglie. “Silvia, che ne dici, prendiamo un drink prima di tornare a casa?”
Anche lei aveva notato il locale quando ci siamo passati davanti un paio di ore fa.
“Ma che posto è? Dove vuoi portarmi? Non sarà una delle tue idee da porco?”
“Ma cosa dici? Dai, proviamo, se non ci piace beviamo il nostro drink e ce ne andiamo subito.”
“Mmhh, ok dai, entriamo… anch'io non ho voglia di tornarmene già a casa..”
Entriamo subito dopo un'altra giovane coppia, lei piuttosto appariscente, con una gonna cortissima. Non ci facciamo troppo caso, è venerdì sera, siamo a Milano, tutto sembra rientrare nell'ordinario.
Ordino due gin tonic al bar e ci sediamo su dei divanetti appartati per studiare con calma il locale. È molto più grande di quanto ci aspettassimo. La musica da discoteca arriva da un'altra sala dove vediamo ballare tante coppie, le donne quasi tutte in minigonna e abiti attillati. Su un altro lato del locale ci sono quelle che appaiono come delle alcove, in una di queste vediamo entrare due coppie che scherzano fra di loro, lasciano i drinks sul tavolino di fuori.
Io e Silvia ci guardiamo, scoppiamo a ridere. È un locale di scambisti.
“Lo sapevo! Sei il solito maiale, dove mi hai portato?”
“Ti giuro che non ne avevo idea! Dai, possiamo dire di avere fatto anche questa esperienza, se lo raccontiamo agli amici del paesello ci prenderanno per il culo a vita! Possiamo rimanere quanto vuoi… o ti va di ballare un po'?”
“Non ballo da anni, e poi quella musica... Stiamo qua ancora qualche minuto a finire il cocktail, non è male il gin che mi hai preso.”
Chiacchieriamo al tavolino, non possiamo non notare una serie di situazioni ambigue attorno a noi che ci fanno sorridere. Baci saffici, mani sui culo, mini inguinali. Ma non siamo troppo fuori luogo, ci sono diverse altre coppie all'apparenza normali, piuttosto eleganti, di ogni età.

Tutto ad un tratto proprio una di queste si accosta al nostro tavolo.
“Buonasera, è la vostra prima volta qua? Possiamo offrirvi da bere?”
Noi siamo colti di sorpresa. Loro sono sorridenti, gentili. Lei è davvero elegante, il trucco leggero, filo di perle al collo. Lui sembra avere qualche anno in più di noi, il fare sicuro, ma non invadente.
Io e Silvia ci guardiamo negli occhi. Lei appare tranquilla, fa un sorrisetto difficile da interpretare, e poi un gesto d'assenso.
“Certo, prego, accomodatevi. E grazie… scusateci, avete indovinato, è la nostra prima volta qua, siamo entrati un po' per caso, siamo appena stati fuori a cena…”
La donna si siede di fianco a Silvia, io faccio posto a lui.
Ci sono le presentazioni di rito, gli parliamo del ristorante giapponese di stasera, un appuntamento fisso per noi, è la cucina preferita di mia moglie che ama il sushi.
Loro sono di Milano, hanno decine di suggerimenti per buoni ristoranti in giro per la città, Silvia ascolta interessata, è sempre curiosa di provare nuovi posti, la conversione fila via leggera, brillante, guidata da Carlo, perfettamente a suo agio, anche quando si mette a scherzare sulla nostra scelta del locale per il fine serata e fa ridere mia moglie.
“Silvia, posso chiederti se ti va un ballo con me? Non posso tornarmene a casa senza almeno un ballo con una donna così bella, mia moglie mi prenderebbe in giro per giorni, mi rinfaccerebbe di non avere più il tocco di un tempo.”
Silvia mi guarda. È divertita, forse anche un po' brilla ma anche chiaramente lieta delle attenzioni che quel maschio così affabile e sicuro le sta riservando. Io annuisco, e allora lei sì alza sorridente, ponendo la mano a Carlo.
“Certamente, mio cavaliere. Marco non mi fa ballare mai!”
“Ma non è vero!” Provo a protestare, ma Silvia si gira sorridente quando ormai si sta già allontanando con Carlo.

Io rimango con Marinella, che mi rassicura che Carlo è un ottimo ballerino e farà divertire Silvia.
Mi accorgo che anch'io dovrei fare il mio passo.
“Marinella, tu non vuoi ballare?”
“Oh, non preoccuparti caro, Carlo mi ha già fatto ballare abbastanza per stasera. Piuttosto, mi fa piacere scambiare ancora due chiacchiere. Raccontami, perché avete scelto l'Inghilterra?”
Così mi metto a parlare del nostro girovagare per il mondo, le città dove abbiamo vissuto, i posti meravigliosi che abbiamo visitato, prima di trasferirci a Londra.
Marinella è un abile conversatore, mi si avvicina per non dover alzare la voce con la musica alta attorno, quando si sposta la gonna si alza di qualche centimetro, io non riesco a non gettare un'occhiata alle belle gambe, è in perfetta forma. E quando si china in avanti, per non dover gridare, sento il suo profumo, buono, ricorda il medio Oriente… perdo qualche parola della conversazione, distratto dalla scollatura, non esagerata ma decisamente attraente, la curva del seno è perfettamente delineata. Lei mi sorride, mi mette una mano sulla gamba, la fa scorrere leggera lungo la coscia. Sento il cazzo reagire a quel tocco. Mi giro d'istinto verso la sala da ballo. Vedo Silvia di schiena, abbracciata a Carlo, la sua mano che è scivolata in basso, li alla curva del culo.
Anche Marinella guarda in quella direzione.
“Che sensazione hai a vedere tua moglie ballare con un altro uomo? Dai Marco, dimmi la verità, hai capito in che tipo di locale siamo, no?”
Io provo a rispondere ma la mano di Marinella sale ancora di più fino ad arrivare all'inguine. Trova il cazzo, lo stringe disinvolta.
“A giudicare dalla reazione la cosa non ti dispiace. Mi sbaglio?”
Marinella da una seconda strizzata al cazzo, prima di lasciarlo, e tornare sulla coscia.
“Ecco, io…”
Proprio in quel momento anche la mano di Carlo si abbassa ancora di più. Ora è proprio sul culo di mia moglie, la sta palpando lentamente. Silvia non sembra reagire, anzi, lascia fare, sembra stringersi a lui.
Poi il pezzo finisce, la musica si abbassa per un secondo, i loro corpi si staccano. Si girano, e tornano verso il nostro tavolino.

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